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COMMERCIO. CONFESERCENTI: "SUBITO NUOVA REGOLAMENTAZIONE CITTA D'ARTE O RISCHIO FAR WEST"
Pescara – “La Regione ha ancora pochi giorni per evitare che sul commercio abruzzese si abbatta un macigno pesantissimo. Alla luce della manovra estiva, entro il 31 dicembre la Regione deve assolutamente individuare quali sono le città d’arte e turistiche, per le quali è possibile liberalizzare gli orari ai sensi del decreto legislativo. Altrimenti si rischia il far west”. Lo affermano il presidente di Confesercenti Beniamino Orfanelli, il direttore Enzo Giammarino ed il responsabile del coordinamento Confesercenti delle Camere di Commercio Patrizio Lapenna, che hanno scritto all’assessore alle attività produttive Alfredo Castiglione.
“In assenza dell’atto regionale” spiegano i dirigenti di Confesercenti “nelle varie conferenze di servizio organizzate in tutto l’Abruzzo i Comuni stanno agendo in maniera difforme fra loro, con il rischio reale che alla fine tutti si sentano città d’arte, a partire proprio dai Comuni degli hinterland urbani che ospitano la maggior parte dei centri commerciali. In altre parole, molti Comuni sono pronti a liberalizzare totalmente gli orari commerciali e le aperture domenicali e festive, colpendo a morte un commercio urbano già duramente ferito. Questo è inaccettabile, e la Regione deve intervenire regolando in maniera chiara e netta quali sono le città d’arte e turistiche. Il commercio ha già pagato un prezzo altissimo non solo alla crisi economica, ma all’arretrato modello di sviluppo adottato da troppe amministrazioni che hanno puntato solo sui centri commerciali e svuotando i centri urbani, mortificando così la vocazione turistica di tante parti d’Abruzzo”.
La Confesercenti abruzzese chiede poi a Castiglione di “fare come le Regioni Toscana e Umbria, che hanno impugnato di fronte alla Corte costituzionale la normativa che impone loro questa liberalizzazione: la regolamentazione degli orari commerciali è competenza delle Regioni e non dello Stato. In piena stagnazione dei consumi” concludono Orfanelli, Giammarino e Lapenna “colpire la piccola e media distribuzione commerciale per favorire i colossi internazionali sarebbe intollerabile e troverebbe gli imprenditori pronti a far valere le proprie ragioni”.
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