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BANCA ABRUZZO, CONFESERCENTI: “AZIONARIATO DIFFUSO E INTERVENTO ISTITUZIONALE, NO A NUOVO CARROZZONE”

Pescara – «Il mondo delle imprese abruzzesi, che sta vivendo con le banche uno dei punti più critici della storia, spera che il dibattito sulla “banca regionale” non sia solo una chiacchierata estiva. Occorre tuttavia mettere dei punti precisi: l’Abruzzo non ha bisogno di un carrozzone né di un salvataggio di Stato di alcune banche locali messe in crisi da gestioni allegre. Piuttosto ha bisogno come il pane di una banca “degli abruzzesi”, con azionariato diffuso e forte intervento istituzionale, che non diventi una banca dei poteri politici locali né una Fira 2.0». Lo affermano il presidente di Confesercenti Bruno Santori ed Enzo Giammarino, direttore regionale.

«L’Abruzzo – sottolinea Santori – sta perdendo il controllo di tre delle quattro casse di risparmio e di importanti banche popolari: non c'è più tempo per attendere altri eventi. La Regione si faccia subito, fin da settembre, parte attiva in questa vicenda, convochi le Fondazioni di origine bancaria, le Camere di commercio, le Province, i Comuni maggiori e noi associazioni imprenditoriali, detti l’agenda di questa che sta diventando una vera priorità per tutti. Una banca popolare del Medio Adriatico, con un azionariato diffuso ed un forte investimento istituzionale, è un obiettivo alla nostra portata a condizione che la classe dirigente abruzzese colga l’occasione».

«Sono anni che le imprese chiedono questo sforzo – ricorda il direttore di Confesercenti – perché sono i piccoli imprenditori a pagare più di tutti il prezzo di continue fughe verso nord dei centri decisionali delle banche. Oltre alle condizioni svantaggiose ed agli impieghi che vengono prevalentemente orientati verso le zone di controllo delle banche, le imprese sono strozzate anche dai tempi di risposta degli istituti di credito, che sono ormai biblici perché burocratizzati e centralizzati. Questo meccanismo deve essere interrotto: l’Abruzzo ha un mercato adeguato perché costruisca una banca che guardi al Medio Adriatico, che vada oltre un regionalismo integralista e tenga presente la reale economia, che non può fare a meno di ciò che avviene oltre il Tronto e il Trigno. Le risorse istituzionali, che sono dei cittadini e delle imprese, non possono essere spesi solo per coprire buchi: servano davvero per sostenere le famiglie e le attività economiche».



 

 
           
 
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notizia pubblicata il 8/28/2013

 
     
 
   

 

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