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BALNEARI, OLTRE 2MILA IN PIAZZA A PESCARA. LATORRE (FIBA-CONFESERCENTI): “ORA L’ITALIA FACCIA COME LA SPAGNA”
Pescara, 29 ottobre – «La scelta del governo spagnolo dimostra che tutelare le peculiarità nazionali è possibile se la politica lo vuole. Al governo italiano chiediamo lo stesso coraggio, la stessa schiena dritta, perché regalare le spiagge italiane alle multinazionali sarebbe una vera e propria confisca del lavoro di 30 mila aziende italiane e 800 imprese abruzzesi, che hanno trasformato la sabbia in aziende produttive e sane». Lo affermato Antonio La Torre, vicepresidente nazionale e presidente regionale di Fiba-Confesercenti, l’associazione dei balneari abruzzesi che questa mattina, assieme a Riccardo Padovano (Sib-Confcommercio), Cristiano Tomeri (Fab-Cna) e Ottavio Di Stanislao (Assobalneari-Confindustria) ha guidato la manifestazione per le strade di Pescara dal palco allestito su un furgone cabinato, allestito con una bara rappresentante il turismo made in Italy. In piazza, nel corteo che si è snodato lungo il centro cittadini, oltre 2 mila persone con le bandiere della Spagna (che ha proposto il rinnovo delle concessioni fino a 75 anni) e i rappresentanti di tutti i Comuni costieri d’Abruzzo (Alba Adriatica, Martinsicuro, Tortoreto, Giulianova, Roseto, Pineto, Silvi, Città Sant’Angelo, Montesilvano, Pescara, Francavilla, Ortona, San Vito Chietino, Fossacesia, Rocca San Giovanni, Casalbordino, Vasto e San Salvo) in fascia tricolore e con i gonfaloni dei municipi, accogliendo l’appello lanciato dalle associazioni. «Ora appenderemo queste bandiere spagnole sulle nostre concessioni - ha annunciato La Torre sotto il palazzo del Consiglio regionale di piazza Unione, dove si è conclusa la manifestazione – perché la politica ha il dovere di difendere le nostre imprese e i nostri dipendenti. Il documento redatto dal ministro Gnudi e con il quale l’Italia pensa di andare alla trattativa comunitaria è irricevibile: la politica faccia un passo avanti, si impegni a fondo affinché le nostre spiagge non diventino caselli autostradali o fast food, difendano il diritto di 800 aziende sane e produttive di proseguire il proprio lavoro. A dispetto del clima, questo è solo il primo giorno di un autunno bollente per la vertenza dei balneari abruzzesi».
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