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ABRUZZO, LA MOBILITAZIONE DELLE PICCOLE E MEDIE IMPRESE. CONFESERCENTI: «RISCHIO CHIUSURA PER 5MILA AZIENDE ENTRO GIUGNO»

Pescara, 22 marzo – Le piccole e medie imprese del commercio, del turismo, dell’artigianato e dei servizi d’Abruzzo entrano in stato di agitazione. Questa mattina quattro conferenze stampa sono state organizzate dalle direzioni provinciali di Confesercenti per denunciare la situazione in cui versano le aziende abruzzesi aderendo così alla giornata nazionale a difesa delle Pmi indetta da Confesercenti in tutta Italia. A Chieti c’erano il presidente provinciale Tommaso Marra, il direttore Patrizio Lapenna, il vicedirettore Lido Legnini e i presidenti di diverse categorie merceologiche, dai balneari (Panfilo Tascione) agli artigiani (Vinceslao Ruccolo), dai negozi del settore moda (Franco Menna) ai tabaccai (Claudio Di Girolamo) agli ambulanti (Dino Di Giulio). A Pescara c’erano il presidente Bruno Santori, il responsabile regionale delle relazioni esterne Piero Giampietro, i componenti della presidenza appartenenti alle categorie degli ottici (Aldo Marino), dell’abbigliamento (Raffaele Fava), dei pubblici esercizi del centro storico e del centro città (Maurizio Giordano e Enzo Palladinetti), degli odontotecnici (Marco Toppa) e dei balneari (Elio Di Giuseppe). A Teramo con il presidente Antonio Topitti ed il direttore Flaminio Lombi hanno partecipato alla conferenza stampa il vicepresidente provinciale Daniele Erasmi, il presidente comunale di Teramo Giancarlo Da Rui, il presidente degli albergatori Daniele Zunica, Carlo Iampieri per i balneari. A Sulmona infine hanno partecipato il presidente provinciale Alfredo Pagliaro, il direttore Carlo Rossi, i presidenti provinciale e regionale degli artigiani Roberto D’Agostino e Costantino Pace, il vicepresidente provinciale Franco Ruggeri.
Emerge un quadro inquietante dai territori abruzzesi ed un senso di soffocamento che le imprese vivono ogni giorno sottoforma di una pressione fiscale e contributiva insostenibile, in una crisi dei consumi che non ha eguali nel Dopoguerra. Il peso del fisco, l’invadenza delle agenzie di riscossione, le imposte in fase di lievitazione anche attraverso l’imminente introduzione dell’IMU e le addizionali regionali che rendono le imprese abruzzesi meno competitive di quelle di altre regioni limitrofe si sommano alla generalizzata invadenza della grande distribuzione ed alla sostanziale incapacità delle istituzioni di mettere in campo un progetto di sviluppo per le piccole imprese di settori vitali come il commercio, l’artigianato, il turismo e i servizi.
«Il 75 per cento delle aziende – spiega Confesercenti Abruzzo – risulta in regola con gli studi di settore ma le piccole imprese continuano ad essere additate come una categoria di evasori fiscali con tanto di proposta di black list. Ai nostri clienti, che spendono sempre meno, saremo costretti ad applicare l’IVA più alta d’Europa e le aziende turistiche saranno costrette ad aumentare le tariffe a causa di una tassa di soggiorno che le renderà meno competitive rispetto a destinazioni sempre più aggressive e, per l’Abruzzo, estremamente vicine come la Croazia. Le aliquote regionali restano ancora su livelli molto più alti di regioni limitrofe. Da parte delle agenzie di riscossione è in atto un vero e proprio attacco alle nostre aziende in difficoltà mentre le banche non riaprono i rubinetti del credito nonostante gli aiuti pubblici, e l’assenza di una grande banca regionale si fa sentire molto. Il rischio concreto è che migliaia di aziende chiudano i battenti definitivamente».
Nel 2011 in Abruzzo hanno chiuso i battenti 10mila 225 piccole e medie imprese del commercio, del turismo, dell’artigianato e dei servizi, e il rischio è che entro i primi sei mesi del 2012 – secondo una stima del Centro studi di Confesercenti Abruzzo – chiuderanno almeno altre 5mila. La provincia che ha pagato il prezzo più alto è Chieti (3mila 040 chiusure, altre 2mila a rischio entro giugno), seguita dalla provincia più piccola, Pescara (3026 chiusure e un rischio che coinvolge altre 2mila entro giugno), dunque Teramo (2mila 292 chiusure e 1.300 a rischio) e L’Aquila (1.867 chiusure e 900 a rischio).
«I nostri settori, ovvero commercio, artigianato, turismo e servizi in Abruzzo garantiscono circa il 70 per cento dell’occupazione – prosegue la Confesercenti abruzzese – e continuiamo ad esercitare una funzione sociale ed economica determinante. Eppure l’attacco alle nostre aziende avviene in maniera costante ed in un contesto allarmante per le piccole imprese, chiamate a subire una liberalizzazione degli orari commerciali che non ha eguali in Europa e che favorisce solo la grande distribuzione, così come questo attacco frontale da parte del governo rischia solo di favorire il definitivo ingresso dei grandi gruppi internazionali anche nei centri urbani».
Per questa ragione, a partire da oggi, le piccole e medie imprese d’Abruzzo si mobilitano. Affiggeranno una locandina alle vetrine e verranno organizzate assemblee nei centri maggiori, incontri nei mercati e nelle aziende, assemblee di settore.
«Alla politica lanciamo un messaggio forte: se chiudono le nostre imprese chiudono le nostre città» prosegue Confesercenti, «e per questo occorre ripartire dal basso e dai rapporti con le amministrazioni locali che sono chiamate, in questi mesi, a compiere scelte importanti come la scelta delle aliquote sull’IMU: daremo battaglia per evitare che i Comuni considerino le nostre imprese come un bancomat».




 

 
           
 
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notizia pubblicata il 3/22/2012

 
     
 
   

 

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