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CRISI CONSUMI, VENTURI: "CREARE RICCHEZZA DA DISTRIBUIRE ALLE FASCE MARGINALI"
La paura che il calo dei consumi rafforzi la previsione di una stagnazione dell’economia per l’anno in corso si fa sempre più sentire. Aggiungiamoci poi che quasi il 50% del reddito di una famiglia copre le spese per le bollette, la casa e la salute, inframezziamoci pure il 21% delle spese riservate ai generi alimentari e la fotografia che si palesa ai nostri occhi non ha nulla di incoraggiante.
Marco Venturi, presidente di Confesercenti, spiega le difficoltà che attanagliano imprese e consumatori, spaventati dallo spettro della recessione.
Come mai i piccoli esercenti sono stati costretti a cessare la propria attività?
«La crisi dei consumi ha provocato un regresso improvviso per le piccole e medie imprese a cui si aggiunge il fenomeno delle grandi strutture commerciali, in particolare per il settore alimentare. I negozi specializzati, ad esempio le macellerie, non possono reggere il passo e non hanno altra scelta che chiudere. Tutto questo provoca una desertificazione urbana, serve una politica specifica che argini il problema».
Siamo di fronte a una «discountizzazione» della spesa?
«Le famiglie hanno un atteggiamento più selettivo, cercano di risparmiare, certamente prima c’era uno spreco maggiore. Tuttavia non bisogna pensare che il consumatore sia una figura univoca, sono le persone meno abbienti e gli anziani a rischio povertà. I pensionati andrebbero sostenuti per assicurare loro dignità, un benefit come la “social card” non è risolutivo del problema. Certo in tali condizioni uno accetta tutto, ma non bisogna illudersi che questo sia la panacea di tutti i mali».
Nemmeno le famiglie arrivano a fine mese...
«L’indebitamento delle famiglie è passato dal 20% al 30% nel giro di pochi anni e quasi un terzo dei redditi se ne va in rate e mutui per la casa, vale a dire un 10% sottratto alla capacità d’acquisto».
Ma in questo scenario almeno qualcuno ci guadagna?
«Come no! I mercatini, soprattutto gli ortofrutticoli, si stanno ritagliando una bella fetta di mercato, possono fare concorrenza alla grande distribuzione in materia di prezzo e qualità».
Anche le vendite a domicilio sono in aumento?
«Certo, infatti questo potrebbe essere letto come un campanello d’allarme. Era una tipologia di vendita in voga molto tempo fa e oggi ritorna, guarda a caso proprio in un momento in cui la crisi è pesante. Dobbiamo darci una mossa, non basta alzare salari e pensioni, bisogna produrre ricchezza da distribuire alle fasce marginali. Il nostro Paese deve imparare a essere più competitivo anche a livello internazionale».
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